Recensione di « L’arte di essere fragili »

Di: Luna Laboute

Una volta, in un corso di filosofia, il mio professore ci ha detto di leggere il nuovo libro di Alessandro d’Avenia, chiamato L’arte di essere fragili. Attraverso le relazioni epistolari del poeta Leopardi, l’autore tratta del soggetto delicato dell’adolescenza. Curiosa di scoprire questa figura della letteratura italiana in un modo diverso dalla sua opera, l’ho letto. La prima cosa « seducente » relativa a questo libro è la maniera in cui l’autore tratta l’argomento. Bisogna sapere che Alessandro d’Avenia è oggi un professore in Italia, usa le testimonianze dei suoi studenti come struttura, e inoltre ha una scrittura semplice, leggera, che si vuole delicata ed al stesso tempo poetica. Questi processi creano la particolarità del libro: Alessandro d’Avenia ci parla, a noi, senza essere moralista o senza fare il signor « so tutto io, ascoltami! ».

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La fameuse invasion des ours en Sicile

Quand? À partir du 9 octobre

Où? Au cinéma l’ABC de Toulouse

« Tout commence le jour où Tonin, le fils du roi des ours, est enlevé par des chasseurs dans les montagnes de Sicile… »

Tiré du roman homonyme de Dino Buzzati de 1945 La fameuse invasion des ours en Sicile arrive sur le grand écran. Présenté dans la section Un certain regard du Festival de Cannes, le film réalisé par Lorenzo Mattotti promet de conquérir grands et petits.

Bande-annonce officielle en VO

Pour le réalisateur, porter ce livre sur le grand-écran était un processus naturel: « c’est une sorte de boîte magique, ce livre. Il y a de l’amour pour raconter aux enfants, le jeu du narrateur qui joue et qui parle toujours. » 

Extrait du roman de Dino Buzzati:

Dunque ascoltiamo senza batter ciglia
la famosa invasione degli orsi in Sicilia.

La quale fu nel tempo dei tempi
quando le bestie eran buone e gli uomini empi.
In quegli anni la Sicilia non era
come adesso ma in un’altra maniera:
alte montagne si levavano al cielo
con la cima coperta di gelo
e in mezzo alle montagne i vulcani
che avevano la forma di pani.
Specialmente uno ce n’era
con un fumo che pareva una bandiera
e di notte ululava come ossesso
(non ha finito di ulular neppure adesso).

Nelle buie caverne di queste montagne
vivevano gli orsi mangiando castagne,
funghi, licheni, bacche di ginepro, tartufi
e se ne cibavano finché erano stufi.