A febbraio, la “Candelora”: candele e “crespelle”

La Candelora ha le sue origini nei parentalia e lupercalia romani. Queste celebrazioni pagane dedicate alle divinità della fertilità erano organizzate alla fine dell’inverno. I romani e i celti erano soliti accogliere il ritorno del sole organizzando processioni con torce attraverso i campi. Il loro scopo era quello di attirare la protezione delle loro mandrie e di incoraggiare la semina dei semi per un buon raccolto estivo.
I dies parentales, i “giorni dei morti”, culminavano il 21 febbraio con la festa dei feralia. Si onoravano le tombe e, soprattutto, si mettevano in mezzo alle strade dei cocci di tegole contenenti un po’ di vino, qualche chicco di grano e del sale. Questo cibo era destinato a placare il defunto.

Ogni anno, il 15 febbraio, i romani rendevano un culto pagano alla lupa romana che aveva allattato Romolo e Remo nella grotta del “Lupercale”.
La festa popolare dei Lupercalia era un omaggio a Faunus, il dio della natura e della fertilità, chiamato anche Lupercus. Questa festa si teneva sulle pendici del Monte Palatino in memoria di Romolo, che un tempo aveva tracciato le mura della città scavando un solco intorno alla montagna con un aratro. Per molto tempo, la Chiesa cattolica ha cercato di sradicare questo culto pagano. A tal fine, ha istituito la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, che si celebra il 2 febbraio.

La festa delle luci, simbolo della Candelora
Nel quinto secolo, Papa Gelasio I associò questa festa alle candele, cristianizzando le tradizioni invernali pagane. In ricordo del viaggio di Maria e Giuseppe al tempio di Gerusalemme, il 2 febbraio 472 il papa organizzò a Roma processioni notturne a lume di candela. Le candele accese venivano poi benedette in chiesa, il che assicurava un buon raccolto per l’anno successivo. Questa tradizione di benedire le candele, che continua ancora oggi, rende visibile la fede in Gesù come « luce del mondo ».

La tradizione religiosa
Ancori oggi molti osservanti rispettano il rito della Candelora (per esempio in Toscana) recandosi alle funzioni del 2 febbraio che si svolgono nelle chiese maggiori. Dopo aver ricevuto la candela benedetta e in seguito al commiato “ite missa est” escono sul sagrato e scrutano il cielo per sapere quanta sarà l’attesa per l’arrivo della primavera.

Le crespelle
In Italia, anche se le frittelle stanno diventando sempre più popolari, non sono una tradizione. Poiché i piatti tipici della Candelora rappresentano simbolicamente la festa della luce, il passaggio dall’inverno alla primavera e quindi alla vita, molti piatti sono a base di latte e uova, soprattutto nel Sud.
Per quanto riguarda l’origine e il significato dell’usanza di mangiare frittelle in questo giorno, ci sono molte storie e aneddoti. Alcuni di essi sono legati alle feste pagane. A quel tempo, le sacerdotesse romane ponevano davanti a Vesta offerte di torte di grano, che ricordano le nostre attuali frittelle. Inoltre, la forma rotonda e il colore dorato delle frittelle potrebbero riferirsi al sole, che era venerato dai popoli precristiani.
Le candele napoletane
Per un altro cenno culinare, si celebra la deliziosa pasta ereditata da una vasta tradizione italiana : le “candele” napoletane, una pasta lunga che deriva il suo nome caratteristico e la sua forma liscia e cilindrica dalle candele usate nelle varie processioni italiane, che sono numerose nel sud dell’Italia.

La festa delle luci si svolge anche in città francesi, per esempio a Lione.

Link su un articolo del giornale Il Giorno

Link su un articolo che paragona le tradizioni italiana e francese

La Candelora nella provincia di Avellino (articolo sul blog Altritaliani)