Matteo Mancuso : chitarrista virtuoso palermitano

©Ph Pietro Piepa Parrinello

Matteo Mancuso (novembre 1996) è un chitarrista jazz e rock italiano di Palermo, Sicilia. È stato definito un virtuoso della chitarra, giustamente (in un’intervista Al Di Meola ha detto addirittura “He’ll kill all of us!”). Ha iniziato a suonare la chitarra con il padre chitarrista, Vincenzo Mancuso, all’età di 10 anni e ha continuato a studiare chitarra classica al liceo di Palermo.
Matteo utilizza una tecnica unica di dita della mano destra (non usa il plettro) ed è seguito da un grande pubblico internazionale su internet. Ha suonato con molti musicisti siciliani, e già nel 2009, all’età di dodici anni, si è esibito al Castelbuono Jazz Festival in Sicilia.
Chitarrista « poliedrico », spazia dalla chitarra classica a quella elettrica, sulla quale ha sviluppato un approccio personale che gli permette un linguaggio musicale molto originale.

Il suo canale YouTube, che ha già superato i dieci milioni di visualizzazioni totali, è seguito da un vasto pubblico internazionale e ha ricevuto elogi e consensi, tra gli altri, da Dweezil Zappa, Stef Burns, Joe Bonamassa, Steve Vai, Al Di Meola e molti altri.
Nel 2017, a Umbria Jazz, ha vinto una borsa di studio per il prestigioso Berklee College of Music di Boston. Tra i suoi progetti, ha fondato un trio con Riccardo Oliva e Salvatore Lima chiamato « SNIPS ».

30 secondi di “Cherokee”… (per dare un’idea della tecnica) © Matteo Mancuso

Links verso alcuni video.

E l’intervista a Matteo Mancuso, con Bruno Monello :

© Bruno Monello

A febbraio, la “Candelora”: candele e “crespelle”

La Candelora ha le sue origini nei parentalia e lupercalia romani. Queste celebrazioni pagane dedicate alle divinità della fertilità erano organizzate alla fine dell’inverno. I romani e i celti erano soliti accogliere il ritorno del sole organizzando processioni con torce attraverso i campi. Il loro scopo era quello di attirare la protezione delle loro mandrie e di incoraggiare la semina dei semi per un buon raccolto estivo.
I dies parentales, i “giorni dei morti”, culminavano il 21 febbraio con la festa dei feralia. Si onoravano le tombe e, soprattutto, si mettevano in mezzo alle strade dei cocci di tegole contenenti un po’ di vino, qualche chicco di grano e del sale. Questo cibo era destinato a placare il defunto.

Ogni anno, il 15 febbraio, i romani rendevano un culto pagano alla lupa romana che aveva allattato Romolo e Remo nella grotta del “Lupercale”.
La festa popolare dei Lupercalia era un omaggio a Faunus, il dio della natura e della fertilità, chiamato anche Lupercus. Questa festa si teneva sulle pendici del Monte Palatino in memoria di Romolo, che un tempo aveva tracciato le mura della città scavando un solco intorno alla montagna con un aratro. Per molto tempo, la Chiesa cattolica ha cercato di sradicare questo culto pagano. A tal fine, ha istituito la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, che si celebra il 2 febbraio.

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