Romeo Castellucci : Avignone 2008 e la «Commedia» di Dante Alighieri

Il regista, artista visivo e scenografo Romeo Castelluci (nato nel 1960 a Cesena città dell’Emilia-Romagna) è strettamente legato all’avventura artistica della Societas Raffaello Sanzio, che ha fondato nel 1981 (con la sorella Claudia e un altro gruppo di fratelli composto da Chiara e Paolo Guidi). Con sede a Cesana, il gruppo, arricchito da giovani studenti di varie discipline, ha iniziato poi una ricerca teatrale influenzata dal rapporto soggettivo e distanziato con il metodo di recitazione di Stanislavski e dall’incontro con il teatro sovversivo di Carmelo Bene. Fin dall’inizio, la compagnia si è fondata su un’esplorazione e una riflessione legate alla scrittura scenica, a cui si aggiunge il gusto per le arti plastiche, al fine di inventare nuove forme drammatiche di rappresentazione.

L’Inferno di Dante Alighieri rivisitato da Romeo Castellucci e la Societas

Nella sua visione spesso apocalittica del mondo che abita i suoi spettacoli, Romeo Castellucci considera il teatro come uno spazio di proiezione in cui lo spettatore introdurrà la propria catarsi, a volte in modo provante e con il rischio di portarlo a rifiutare le forme rappresentate. Ma se le immagini e i suoni prodotti sono spesso violenti e talvolta difficili da sostenere, esistono comunque, per la maggior parte, in modo coerente con il soggetto e la forma adottata dal regista. Come artista, Castellucci sconvolge e disturba.

Nonostante la sua visione pessimistica del mondo, Romeo Castellucci non dispera né dell’umanità né del teatro, di cui cerca di superare i limiti. Per lui, è « l’unica forma d’arte che può essere comunicata solo attraverso il respiro dell’uomo. Quello che cerco di cogliere è ciò che c’è di animale e di religioso in esso. »
Dal 2002 al 2004, la Societas ha avviato un vasto progetto denominato Tragedia Endogonidia, che si è sviluppato in undici « episodi », ciascuno legato a città europee, in particolare Parigi, Bruxelles, Berlino e Avignone. L’insieme costituisce una riflessione aperta e toccante sulla rappresentazione della tragedia, nel suo rapporto con la città e il mondo di oggi. Per Claudia Castellucci, « ciò che ci è sempre stato molto a cuore, e che diventava sempre più urgente, era la preoccupazione per la rappresentazione : il fatto di cogliere il senso della sua tendenza umana, ma soprattutto quello della sua specificità teatrale, essendo evidente e magistrale il suo uso politico. »

Sebbene la Divina Commedia sia un testo che accompagna Romeo Castellucci fin dall’adolescenza, egli non ne propone un « adattamento » letterale. Il suo lavoro è ispirato a questo testo, come scrive nei suoi appunti di lavoro: « Leggere, rileggere, dilatare, martellare e studiare a fondo la Divina Commedia per dimenticarla. Assorbirla attraverso l’epidermide. Lasciarla asciugare su di me come una camicia bagnata ». Ma soprattutto mira a « diventare » Dante: « In questo senso, essere Dante. Assumere il suo comportamento come all’inizio di un viaggio verso l’ignoto ».
La Divina Commedia è un poema sacro del poeta fiorentino Dante Alighieri (1265-1321), composto da tre parti, Inferno, Purgatorio e Paradiso, ognuna delle quali è composta da trentatré canti, ai quali va aggiunto un canto introduttivo. L’insieme rappresenta una somma di cento canti e quasi 15 000 versi, scritti tra il 1307 e il 1319, quando, alla sera della sua vita, Dante completò la sua opera, tanto sollevata quanto malinconica. La composizione della Divina Commedia fu contemporanea all’insediamento del papato ad Avignone e quindi alla costruzione del primo Palazzo Papale.
Per la cultura occidentale, la Divina Commedia è più di un monumento letterario, è un riferimento. Questo testo ha un senso ed è simile a un paese mitico, di cui visitiamo gli Inferi temendo le pene, di cui percorriamo il paradiso sperando nelle gioie. Molti scrittori e artisti sono stati affascinati da questo testo, dalle sue immagini, dalle sue visioni, dalle sue allucinazioni, dall’ampiezza dei suoi registri (amoroso, mistico, erudito, allegorico, politico, poetico…), e molti hanno voluto tradurlo per assimilarne meglio i tesori (Dumas, Stendhal, Baudelaire, Nerval, Lautréamont, per citarne solo alcuni).
Romeo Castellucci, invece, cerca di « scagliare la Divina Commedia sulla terra di un palcoscenico teatrale ». Offre allo spettatore, in tre tappe e tre luoghi del Festival, un viaggio, l’esperienza di una Divina Commedia.


Inferno è un monumento al dolore. L’artista deve pagare. Nella selva oscura in cui è subito immerso, dubita, ha paura, soffre. Ma di quale peccato è colpevole l’artista? Se è così smarrito, è perché non conosce la risposta a questa domanda. Solo sul grande palcoscenico del teatro o, al contrario, murato nella folla e confrontato con il vociare del mondo, l’uomo diretto da Romeo Castellucci subisce tutta la forza di questa esperienza di perdita di sé, sconvolta. Tutto qui lo assale, la violenza delle immagini, la caduta del proprio corpo nella materia, gli animali e gli spettri.
Le dinamiche visive di questa mostra hanno la consistenza di questo stordimento, a volte di questa paura, che coglie l’uomo quando è ridotto alla sua piccolezza, impotente di fronte agli elementi che lo sovrastano. Ma questa fragilità è comunque una risorsa, perché è la condizione di una dolcezza paradossale. Romeo Castellucci rivela a ogni spettatore che nel profondo delle sue paure c’è uno spazio segreto, pieno di malinconia, dove si aggrappa alla vita, alla « incredibile nostalgia della propria vita ».
Nel 2008, questo Inferno è anche il primo incontro tra Romeo Castellucci e la Cour d’honneur del Palazzo dei Papi.
L’artista l’ha sognato, scrivendo di questo luogo tre anni fa: « Vogliamo immaginare una successione di eventi, un’occupazione dello spazio, che sia in grado di incontrare questa architettura, non come una scenografia teatrale ma come un ‘resto’, come un passato che chiede di essere ripreso e resuscitato, come il compimento di ciò che è rimasto incompiuto, insensato, abortito ».

Fonti :
theatrecontemporain.net
festival-avignon.com/fr/edition-2008

DE SINGEL – International Arts Centre