(E questa volta non si è a Roma con l’Albertone e il suo famoso « Maccheroni, m’avete sfidato! ») : il pasticcio di Ferrara è infatti una tipica ricetta della città dell’Emilia-Romagna.
Si prepara riempendo la pasta sfoglia (o frolla) con un pasticcio di sedanini o mezze penne insieme a del ragù di carne bianco, più besciamella. Di solito lo si trova nella versione dolce, ovvero con pasta frolla e a forma di panetto tondo. Molto apprezzato in queste terre che ancora oggi conserva la sua ricetta originale di un tempo.
La parola “pasticcio” deriva dal latino “pasticium”, una preparazione già presente nel De coquinaria di Apicio ed è il nome tradizionale che ancor oggi si dà a preparazioni fatte con ingredienti vari, di solito chiusi in un involucro di pasta e poi cotti al forno.
Nel XII secolo le “torte” fecero la loro comparsa nel menù settimanale degli eremiti di Camaldoli, e vennero battezzate ironicamente “creazioni golose”. Ma è nei secoli XIV e XV, che il pasticcio compare in molte delle sue varietà, a base di carni, selvaggina, pesci, crostacei, frutta.
Per la sua complessità di esecuzione, è sempre stato considerato una vivanda di prestigio, che spesso figurava nei pranzi di alto livello.